Come nascono i fuochi d’artificio?

“I fuochi sono il mio ricordo più caro da bambino, quando mio padre mi portava dai nonni a Palermo per le feste. Rimanevo affascinato dall’esplosione di colore e dai giochi pirotecnici che a Milano non avevo mai visto”. Il fuoco è la vita stessa, continua Andrea, l’attimo, il ciclo che perpetuamente si ripete. La vita, come un artificio, ti stupisce e ti lascia meravigliato, è l’istante della massima estensione dell’esplosione, è dinamismo dei colori che riecheggiano sulla pelle.
Nel momento in cui vedi il suo massimo splendore il fuoco si è già spento è finito, così la vita. Nelle opere di Andrea sotto ogni fuoco c’è l’uomo, la coppia, la famiglia o il popolo, personaggi che assistono all’artificio della loro vita insieme.
Nella realizzazione del fuoco egli prepara il fondo con i colori della notte, inizia a dipingere la tela con la tecnica dello sgocciolamento, gli schizzi sono bianchi perché la luce è bianca, poi interviene con il colore e definisce le parti. Altri sono i fuochi bianchi, rossi o neri, il soggetto è il fulcro, la sua sapiente capacità di calibrare la caduta del colore sulla tela e la densità della materia, sono la palese capacità di Andrea di dominare la goccia, dall’alto definisce il centro del fuoco, costruendo goccia su goccia la sua impalpabile dimensione dal nucleo all’aurea.